“Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. […]”
Questo è un estratto dell’articolo 48 della Costituzione della Repubblica Italiana.
L’articolo stabilisce la segretezza del voto. Il cittadino ha diritto di isolarsi nel momento della compilazione della scheda elettorale. Al di fuori della cabina, ognuno è libero di dichiarare pubblicamente per chi è intenzionato a votare o ha votato.
Non è una novità: si è sempre usato discutere con familiari, amici e colleghi delle proprie scelte in materia politica. La novità dei nostri giorni consiste nel fatto che questa conversazione si estende a migliaia di persone, spesso mai incontrate. I social network, per definizione, costituiscono delle reti che consentono ad utenti provenienti da tutto il mondo di comunicare come se si trovassero faccia a faccia. Va da sé che si possa agevolmente discutere anche di politica. Questo lo sanno molto bene i politici e i partiti, che ormai hanno integrato a tutti gli effetti i social media nei loro piani di comunicazione.
Basti ricordare la recentissima campagna elettorale statunitense.
Con il referendum costituzionale del 4 dicembre stiamo assistendo ad un fenomeno molto simile, in versione made in Italy. In questo caso il focus non è posto su due singole personalità politiche ma quanto più su due posizioni ideologiche contrapposte.
I protagonisti sono naturalmente i politici. Per entrambi gli schieramenti vediamo che post di facebook e tweet sono ormai indispensabili almeno quanto le interviste televisive. In questi giorni il premier Renzi è più menzionato che mai su Twitter.
Per canalizzare il flusso di conversazioni sul referendum, Twitter Italia ha rilasciato due emoji speciali a completamento degli hashtag #ioVotoSI e #ioVotoNO. Diversi tweets invitano gli utenti a partecipare alla discussione e a dire la loro in 140 caratteri.
Con una piccola “spinta” da parte di efficaci campagne di comunicazione social, l’engagement degli utenti è salito alle stelle. Questo anche grazie a numerosi influencers.
Ecco qualche celebrità dalla parte del “sì”:
Tra le varie manifestazioni di sostegno c’è quella molto colorita di Paola Saulino, 27enne napoletana che recita negli USA, famosa per la sua proposta hot sulla falsa riga di quella fatta da Madonna a sostegno della Clinton:
Non solo vediamo artisti, sportivi e celebrità farsi testimonial di uno schieramento, ci sono anche numerosi utenti che spontaneamente indicono sondaggi che invitano a palesare la propria preferenza.
Numerosi anche i messaggi ironici, dai richiami alla cultura pop alle metafore più pungenti.
Anche Facebook è profondamente influenzato dal clima pre-referendario. Basta digitare “Referendum costituzionale” nella barra di ricerca per ottenere centinaia di risultati, fra gruppi, pagine ed eventi ufficiali e non.
È da sottolineare un dato interessante riguardo l’analisi delle attività sui social legate al referendum. Da circa un mese infatti assistiamo ad una sostanziale spaccatura fra Twitter, dove prevale il “si” e Facebook, dove domina il “no” (nonostante la crescita del numero dei favorevoli). La differenza fra Twitter e Facebook potrebbe essere spiegata dalle diverse utenze dei due social. Facebook è più comune, alla portata di tutti, e per molti italiani è l’unico social network utilizzato regolarmente. Twitter, nel nostro paese, è vissuto con molta meno familiarità e si presta più alla comunicazione che alla condivisione.
Comunque andrà questo referendum, una cosa è certa: i social network sono la nuova piazza, digitalizzata e immensamente più grande, in cui confrontare le proprie idee politiche. Ci sarebbe da chiedersi quanto il ruolo dei social influenzerà la vittoria di una delle due parti.